Cavità sotto le pareti del Pic Chiadenis (Fr. 2714)
ZurückAl tempo della sua scoperta, nel 1988, la grotta era percorribile solo per una cinquantina di metri, dopodiché la galleria era occlusa dal ghiaccio. Nel corso degli anni, il ghiaccio si è ridotto notevolmente, tanto che ora è possibile superarlo e raggiungere una saletta il cui soffitto è ricoperto a sua volta da una spessa coltre di ghiaccio, di colore azzurro intenso, che si alterna in strati, compatto come la roccia. Sulla destra, concrezioni e colate di ghiaccio conducono a un’ulteriore sala, ricca di cristalli di aragonite, un minerale piuttosto raro in queste zone.
Dalle analisi condotte sui campioni di ghiaccio (composizione isotopica dell’ossigeno e dell’idrogeno) si è potuto stabilire che si è originato dal congelamento di acqua sicuramente legata alle precipitazioni locali, a partire dai primi anni ’60 del Novecento, e senza fenomeni evidenti di fusione e ricongelamento: questo significa che la temperatura interna alla grotta è tendenzialmente stabile.
Tuttavia, il ghiaccio all’interno della grotta è cambiato di volume nel corso degli anni: queste variazioni possono essere riconducibili ai cambiamenti climatici osservati nel XX secolo e al conseguente ritiro dei ghiacciai italiani in genere.
In questa cavità, che si apre nei calcari devoniani di Forni Avoltri a quota 2255 metri slm, è interessante osservare gli spostamenti dovuti alla fagliazione, con la dislocazione (lo “slittamento”) di parte delle gallerie e di alcune cupole.