Nicchie di paleo-frana dei Monti di Rivo e Cucco
BackLa nicchia del Monte di Rivo, contrariamente a quella del Monte Cucco, è stata ed è tuttora sede di erosione torrentizia e di intensi ruscellamenti che hanno profondamente modificato l’antica superficie di frana. Guardando la nicchia del Monte Cucco si intuisce l’aspetto che doveva avere anche quella del Monte di Rivo, prima di subire l’intensa erosione recente.
Un caratteristico effetto del ruscellamento e dell’erosione, attivi da almeno 5000 anni sul fondo della nicchia di frana del Monte di Rivo, è stato la formazione di torrioni e pinnacoli rocciosi. I pinnacoli, alti fino a una decina di metri, sono conosciuti con il termine Cjampanii dal Lander (campanili dell’antro). Sono morfologie sviluppatesi grazie all’alternanza di livelli calcareo-dolomitici e calcareo-marnosi di differente erodibilità; si mantengono relativamente stabili grazie all’assetto pressoché orizzontale della stratificazione.
La quantità di materiale franato dalle due nicchie si riversò, circa 10000 anni fa, nel fondovalle, bloccando i deflussi del torrente Bût e generando un lago ampio 6 kmq e profondo poco più di un centinaio di metri. Il lago sopravvisse altri 5000 anni, dopodiché l’ostacolo della frana fu scalzato dalle stesse acque, facendolo scomparire.
Come arrivare
Risalendo la valle del Bût, appena superata Tolmezzo già diviene visibile la doppia nicchia di paleo-frana dei Monti di Rivo e Cucco. Dalla Pieve di San Pietro, sopra l’abitato di Zuglio, si gode una vista spettacolare dell’intero geosito.
Per ammirare più da vicino il sito è possibile lasciare l’auto a Piano d’Arta, in località Alzeri, e proseguire a piedi imboccando il sentiero CAI 408, che conduce al belvedere sui maestosi pinnacoli di roccia all’interno della nicchia del monte di Rivo detti Cjampanii dal Lander, che in friulano significa campanili dell’antro.