Vegetali
IndietroI vegetali includono le ALGHE (glaucofite, rodofite e alghe verdi), organismi di struttura semplice, unicellulari o pluricellulari, e le EMBRIOFITE (le piante terrestri).
Raramente queste strutture conservano traccia dell’organismo vivente che le ha prodotte, per questo motivo più che fossili veri e propri vengono definite strutture organo-sedimentarie.
Le EMBRIOFITE (Embriophyte) comprendono:
Bryophyta (Briofite): sono i vegetali terrestri più primitivi. Hanno radice, fusto e foglie rudimentali, sono privi di sistema vascolare e legati ad ambienti umidi. Sono comparsi nel Devoniano e sono ancora esistenti. Includono le piante epatiche e i muschi.
Tracheophyta (Tracheofite): sono vegetali con corpo organizzato in radice, fusto e foglie e dotati di un sistema vascolare (piante vascolari). Sono riuscite a colonizzare con successo gli ambienti subaerei, anche i più estremi. Fanno parte delle tracheofite le felci, le gimnosperme (conifere) e le angiosperme (piante sia legnose che erbacee caratterizzate dalla presenza di fiori, strutture deputate alla riproduzione).
Le Tracheofite si dividono in diverse classi, alcune delle quali oramai estinte:
- Classe Rhyniopsida (Siluriano superiore – Devoniano superiore): rappresenta la classe più primitiva di piante vascolari prive di vere foglie e radici.
- Classe Psilopsida (Devoniano – Attuale): comprende esemplari ancora esistenti di piante di piccole dimensioni prive di vere radici e di foglie.
- La Classe Licopsida (Devoniano – Attuale): le piante appartenenti a questa classe si riproducevano mediante spore ed ebbero una grande diffusione nelle foreste del Carbonifero superiore. Alcune potevano raggiungere dimensioni ragguardevoli formando veri e propri “alberi”; oggi la classe è rappresentata dal solo genere Lycopodium (licopodio).
Strettamente imparentati con i piccoli licopodi attuali sono gli esemplari del genere Sigillaria i cui rappresentanti vissero durante il Carbonifero e si estinse all’inizio del Permiano e allo stato fossile sono stati trovati in tutti i paesi che a quel tempo si trovavano a latitudini equatoriali. Il fusto era privo di legno e ciò che lo caratterizzava erano le caratteristiche cicatrici poligonali lasciate sulla sua superficie dalla caduta delle foglie. Si trattava di veri e propri “alberi” che potevano superare i 20 metri di altezza ed avevano un fusto diritto che terminava con un gran ciuffo di foglie allungate e sottili. - La Classe Sphenopsida (Devoniano – Attuale): rappresentata oggi dalle Equisetali (equiseti), comprendeva piante caratterizzate da rami e foglie sviluppati in verticilli alternati e tipiche di ambienti umidi.
Nella regione equatoriale, dove durante il Carbonifero era situata anche la Carnia, questi vegetali formavano vere e proprie foreste, contribuendo alla formazione dei grandi depositi di carbone dai quali il periodo trasse poi nome. Questi equiseti, parenti stretti delle attuali code di cavallo (Ordine Equisetales), potevano raggiungere 30 metri di altezza.
- La Classe Filicopsida (Devoniano – Attuale): comprendeva vari ordini tra i quali le attuali Filicales (vere felci). La foto sotto riportata mostra in associazione fronde di felci e, nella parte inferiore destra della lastra, foglie sottili e allungate di Sigillaria
La Classe Gymnospermopsida (Devoniano-Attuale) include piante che producono semi “nudi” portati da un cono (pigna) e non necessitano di un ambiente umido per svilupparsi, tra esse si annoverano: Pteridospermali o “felci con i semi” (Devoniano-Cretaceo), Cordaitali (Carbonifero-Permiano), Ginkoali (Permiano-Attuale), Cicadofite (Carbonifero superiore-Attuale), Voltziali (Carbonifero superiore-Tiassico) e Coniferali (Carbonifero superiore-Attuale).
Le Bennettittales sono un gruppo esclusivamente mesozoico che presenta foglie molto allungate e strette. Nelle rocce noriche che affiorano lungo la valle del Rio Seazza le foglie di tale morfologia sono localmente comuni. Tuttavia, non è chiaro se appartengano realmente alle Bennettittali, oppure a qualche altro gruppo di gimnosperme.
Le Coniferali sono particolarmente comuni nelle flore triassiche del Friuli, presentano foglie piccole e sottili o squamose per limitare la traspirazione e sono particolarmente adatte a climi aridi. Costituiscono buona parte della flora fossile rinvenuta nei dintorni di Preone.
- La Classe Angiospermopsida (Creatceo- Attuali): sono oggi le piante più diffuse e meglio adattate agli ambienti subaerei. La classe include tutte le piante con i fiori ed è suddivisa in Monocotiledoni e Dicotiledoni.
La foto sotto riportata rappresenta una foglia fossile di angisperma conservata in travertino. Il travertino è prodotto dalla deposizione di carbonato di calcio da parte di acque sovrassature a causa delle variazioni delle condizioni di equilibrio quando l’acqua goccia oppure precipita. Se la deposizione avviene su di un letto di foglie, queste sono avvolte in un involucro di carbonato che preserva la loro forma anche quando la parte organica si decompone e scompare.
La colonizzazione delle terre emerse da parte delle piante cominciò circa 450 milioni di anni fa, durante l’Ordoviciano, da un gruppo di alghe verdi (Clorofite). Prima di quel periodo la vita era legata all’acqua e gli organismi autotrofi (cioè in grado di svolgere attività fotosintetica) erano rappresentati prevalentemente da forme algali unicellulari e batteri.
Per la conquista della terraferma, gli organismi vegetali dovettero progressivamente svincolarsi dall’acqua attraverso una serie di adattamenti. Le forme di passaggio sarebbero le Briofite (Muschi, Epatiche), che sviluppano un primitivo organo di ancoraggio al substrato e un rudimentale fusticino con piccole foglioline. Successivamente Psilofitali, felci arborescenti, equiseti e licopodi svilupparono un sistema vascolare per la distribuzione della linfa. Le felci arborescenti (dotate di semi), tipiche del Carbonifero e oggi estinte, costituirono la via evolutiva più importante. Dal Permiano si diffusero le prime Spermatofite (come le odierne Gimnosperme), fino a che, nel Mesozoico, con le Angiosperme (piante con fiore) la vegetazione assunse l’aspetto attuale.
Lo sviluppo e la diffusione delle piante contribuì, grazie all’attività fotosintetica, ad arricchire di ossigeno l’atmosfera, elemento essenziale per lo sviluppo della vita animale nell’ambiente subaereo.
Sono le rigogliose foreste equatoriali che si sono sviluppate durante il Carbonifero che hanno lasciato in questo territorio le testimonianze fossili più significative, rivenute in particolare nei livelli dell’insieme di formazioni rocciose che viene definito come “Permo-Carbonifero Pontebbano”.Dalla fascia di confine fra Italia ed Austria, nelle zone di Cason di Lanza (Paularo) e Passo Pramollo (Pontebba), provengono lastre di arenarie e siltiti con fronde di felci arborescenti perfettamente conservate, ma anche frammenti di rami e tronchi, semi ed altri resti di vegetali.Per saperne di più vai al link nella sezione Geositi FLORE E FAUNE CARBONIFERE DEL MONTE CORONAPiù in dettaglio i resti vegetali sono diffusi soprattutto nei livelli del “Gruppo di Pramollo” (che riunisce le rocce delle Formazioni di Pizzul, Auernig, Carnizza e Corona) datati al Carbonifero superiore.Per saperne di più vai al link nella sezione Geositi SUCCESSIONE PERMO-CARBONIFERA DEL MONTE CARNIZZA
Per saperne di più vai al link nella sezione Geositi SUCCESSIONE CARBONIFERA SUPERIORE DEL MONTE AUERNIG
SITI DA SCOPRIRE…
La foresta pietrificata di Laas
Nel piccolo paese di Laas, nei pressi della centralina idroelettrica, nel 1947 è stato ritrovato il primo esemplare di “albero fossile”, che nel 1968 è stato dichiarato monumento naturale soggetto a tutela. Si tratta di un tronco di più di 8 metri di lunghezza: è il più grande fossile di vegetale di tutta l’Austria! Risale al Permiano, ha un’età di 280 milioni di anni e appartiene ai precursori delle conifere, i Cordaitali: alberi che potevano raggiungere un’altezza di 30 metro con una chioma riccamente ramificata.
Negli anni successivi e fino agli anni ’90 sono stati ritrovati ancora altri fossili di antichi alberi, perciò si è cominciato a parlare della “foresta pietrificata di Laas”.
Gli alberi fossili sono stati rinvenuti in arenarie quarzose grigio-grigioverdi, probabilmente depositi di ventagli alluvionali, la cui origine rispecchia l‘estrema situazione climatica del deserto arido che ha caratterizzato il Permiano. Tutti i resti fossili di alberi, quindi, sono stati spostati all’acqua o dal fango nella loro attuale collocazione.
https://www.geoparcoalpicarniche.org/it/geotrails/laas-la-foresta-fossile-geologia-e-uomo/
Depositi di carbone
I processi di fossilizzazione a carico dei vegetali hanno portato anche alla formazione dei grandi giacimenti di carbone fossile, soprattutto nel periodo Carbonifero. Durante questo lasso di tempo geologico grandi aree della Terra, oggi corrispondenti a Cina, India, Australia, Africa, Nordamerica e parte dell’Europa, erano coperte da acquitrini circondati da lussureggianti foreste la cui crescita era favorita da un clima caldo-umido di tipo tropicale. I resti di queste antiche foreste costituiscono la base degli accumuli di carbone fossile. La loro genesi è dovuta soprattutto all’azione di particolari batteri anaerobici, che, attaccando i resti vegetali, eliminano l’ossigeno e l’azoto e li arricchiscono così indirettamente di carbonio.
Anche ridotti livelli di carbone noti nell’area di Passo Pramollo sono associabili allo sviluppo di queste foreste. Più diffusi sono invece i giacimenti di carbone, alcuni in passato interessati all’attività estrattiva, presenti nei livelli del Triassico; ne è un esempio il geosito di interesse regionale della miniera di carbone di Cludinico.