Laas - comune di Kötschach-Mauthen
Laas: la foresta fossile – geologia e uomo
IndietroA Laas si trova un monumento naturale di altissimo livello: l’albero fossile di Laas, il più grande fossile vegetale dell’Austria.
A prescindere da questo eccezionale reperto paleontologico, la grande varietà di rocce del luogo racconta una storia avvincente. Una storia che negli ultimi decenni è caduta nell’oblio, ma che non ha perso nulla della propria attualità. Si tratta della storia di una comunità che si è potuta sviluppare solo perché le condizioni geologiche le hanno offerto premesse favorevoli e perché gli uomini hanno saputo sfruttare le rocce.
Le condizioni geologiche hanno determinato lo sviluppo, il benessere e l’evoluzione culturale di questo paese. Ma quando sono entrate in gioco forze della natura come smottamenti e alluvioni, hanno procurato anche contraccolpi, angosce e paure. Fino agli anni ’50 del secolo scorso questa dipendenza continuava ad esistere, poi il trasferimento di molti processi produttivi e di tutte le varie fasi che in precedenza venivano svolte nello stesso villaggio ha aumentato la distanza da questi legami esistenziali in loco. Tuttavia, anche oggi la geologia è di vitale importanza: basta soltanto osservare con attenzione per ammetterlo. E l’escursione geologica che passa per Laas intende dare il proprio contributo in tal senso.
Per arrivare
In auto: strada statale B110 Plöckenpass in direzione Laas
Parcheggio: a sud-ovest della chiesa, presso la stazione dei vigili del fuoco
Inizio del Geotrail: presso la fontana del paese, vicino alla chiesa
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1Il Mulino di Laas, simbolo di fertilità
Per poter crescere, un paese deve poter contare su due elementi di vitale importanza: l’acqua e un terreno fertile. Al secondo si riferisce l’aforisma sulla porta del Mulino di Laas. Il suolo è infatti in relazione molto stretta con la geologia, in quanto è costituito quasi interamente da minerali e rocce. Tutto ciò di cui l’uomo aveva bisogno veniva ricavato dal terreno. Non si trattava soltanto del cibo, ma anche di materia grezza vegetale, come ad esempio il lino per la produzione dei tessuti. I terreni boschivi fornivano il legno, materiale indispensabile per costruire le case e riscaldarsi. I cereali erano una delle principali piante alimentari, però dovevano essere macinati con pietre resistenti allo sfregamento per essere trasformati in farina. Anche queste pietre, ovvero le brecce rosse, molto resistenti per la loro alta percentuale di quarzo, si trovavano nei dintorni di Laas. Nel mulino però non si trasformavano in farina solo i cereali. Tra il 1880 e il 1930 il mulino serviva anche a far funzionare le trebbiatrici e le trinciaforaggi delle fattorie del vicinato. Il Mulino di Laas è l’ultimo di una serie di mulini, segherie e fucine che un tempo si allineavano lungo il torrente Laas.
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2La frana– angoscia e paura
Il bel paesaggio antropizzato a prima vista non lascia intuire che la sua creazione sia stata strettamente legata, per gli abitanti del paese, ad ansie e paure. Ci troviamo, infatti, su un cono alluvionale, un elemento paesaggistico tipico di queste valli. Nasce puntiforme da una fossa e si espande verso valle a formare un ventaglio. Con il passare degli anni queste fosse accumulano detriti rocciosi che, in caso di forti precipitazioni piovose, si mettono in movimento e cercano la propria strada verso il basso sotto forma di frane. I paesi della valle del Gail sono stati ripetutamente travolti da questo tipo di frane: le case venivano sepolte e il paesaggio devastato. Rimettere in ordine i campi era un lavoro faticoso, poiché le pietre da rimuovere erano pesanti. In genere, venivano impilate a formare cumuli rocciosi o muri. Per proteggere Laas, nel 1878, furono realizzate delle mura di contenimento ai piedi della montagna appena al di sopra degli isolati.
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3La centrale idrica – acqua a sufficienza, grazie al deserto
L’acqua, oltre al terreno, è indispensabile per l’esistenza di un paese. E Laas ne ha in abbondanza. Da un lato per il clima, in quanto la valle del Gail è una delle regioni più piovose della Carinzia. Ma è merito della geologia il fatto che quest’acqua sia disponibile anche come acqua sorgiva di ottima qualità. Le vette delle Alpi della valle del Gail che circondano Laas sono formate da rocce calcaree e dolomitiche. Le numerose crepe e fessure di queste montagne raccolgono l’acqua piovana e la convogliano in profondità all’interno della montagna. Sul loro percorso verso il basso, le acque di montagna incontrano delle rocce sedimentarie rosse scarsamente permeabili, rocce che si sono formate in un deserto. Questo strato di sbarramento obbliga l’acqua a fuoriuscire. La linea sorgiva, lungo la quale una sorgente dopo l’altra zampilla dalla montagna, si delinea lungo l’intero perimetro del monte Laas. Se questo strato di sbarramento non ci fosse, l’acqua defluirebbe all’interno della montagna e le Alpi della valle del Gail vicino a Laas non sarebbero quelle buone dispensatrici di acqua sorgiva che in effetti sono. Il primo impianto centralizzato di distribuzione dell’acqua per Laas fu costruito nel 1922 e il serbatoio dell’acqua ne è una concreta testimonianza. In precedenza gli abitanti prelevavano la loro acqua da fontane centrali del paese o della fattoria.
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4Gli alberi fossili di Laas – un tesoro misconosciuto
Se l’uomo non riesce a trarre un vantaggio pratico immediato da un elemento dell’ambiente naturale, tale elemento nella migliore delle ipotesi viene ignorato, per quanto prezioso sia per la scienza. Questo è quel che è accaduto anche all’albero fossile di Laas, la più grande pianta fossile dell’Austria. Fu portato alla luce intorno al 1930 durante opere di disgaggio con esplosivo e in seguito utilizzato solo dai bambini della zona come luogo spettacolare dove giocare. I geologi vennero a conoscenza del tronco negli anni '40; esso però fu dichiarato monumento naturale solo nel 1968. Da allora sono stati ritrovati a Laas molti altri alberi fossili. L’albero, risalente a 280 milioni di anni fa, dimostra che già nel Permiano crescevano alberi di 30 metri d’altezza. Possedevano una chioma ampiamente ramificata, ma non erano ancora delle vere e proprie conifere, bensì Cordaitali, ovvero conifere primitive, delle quali non si è conservato il legno, ma i suoi pori saturati con quarzo. Il nome scientifico di queste piante è Dadoxylon schrollianum. Dalla disposizione degli alberi nella pietra arenaria – nella quale giacciono sia in un senso che nell’altro – si può desumere che non sono cresciuti qui ma che sono stati trasportati nell’attuale ubicazione da un’alluvione.
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5Scorie – turchese e giada
Nel ruscello gorgogliante pietre vitree con colori dal blu turchese al verde giada scintillano, qua e là, tra rocce rosse. Più spesso s’incontrano rocce scure e piene di bolle, come quelle che si potrebbero trovare in prossimità dei vulcani: esse ci suggeriscono, lungo tutto il sentiero geologico, che l’uomo ha sempre cercato di rendere la propria vita più facile e confortevole con lo sfruttamento delle materie prime. Per quanto riguarda le rocce, si tratta in realtà di residui di fusione artificiali, che derivano dall’estrazione di metallo dai minerali di un altoforno nelle vicinanze. Siccome si raffreddano rapidamente, queste scorie diventano vetrose. Non hanno il tempo per formare dei cristalli, ma induriscono come il vetro trasformandosi in una massa amorfa. I vari colori derivano dai diversi sali metallici. Le cavità a forma di bolla sono prodotte dai gas, che si formano durante il processo di fusione e che vengono inizialmente inglobati nelle scorie. Le scorie erano e sono tuttora utilizzate come materiale di sbarramento e di riporto (ad esempio come brecciame) ed anche nell’industria del cemento.
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6L’altoforno – splendore e glamour
Una delle materie prime più importanti per l’umanità è il ferro. Con il ferro infatti si possono produrre armi di alta qualità e robusti attrezzi. Estratto nelle Alpi Carniche e nelle Alpi della valle del Gail, questo metallo era garanzia di benessere. Anche nelle immediate vicinanze di questo punto di sosta erano in funzione due punti di estrazione. Per il suo buono stato di mantenimento, l’altoforno di Laas ci trasmette una bella immagine di una fonderia degli inizi del XIX secolo. L’altoforno fu avviato nel 1817, ma l’attività fu interrotta per mancata redditività già nel 1847. Sull’impianto domina la casa della guardia forestale con l’altoforno annesso che sovrasta su tutto. Dietro, si estende l’impressionante barra di carbone, dalla quale con un ponte di legno si alimentava l’altoforno con minerale e carbone di legna. In Austria questo doppio forno di arrostimento per la desolforazione del metallo è unico nel proprio genere. In un anno a Laas si producevano in media 140 tonnellate di ferro grezzo. Negli anni '50 del secolo scorso la casa della guardia forestale fu utilizzata anche come set cinematografico. Con la troupe cinematografica del film “Die Försterbuben” arrivò nella valle del Gail, che aveva ancora una forte impronta agricola, una ventata di glamour.
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7Pittersburg – una fortezza antica su una giovane roccia
Come accadeva ovunque, l’uomo doveva difendersi dalle inclemenze della natura e dei nemici costruendo edifici di legno e pietra. Le costruzioni di legno naturalmente non offrivano molta sicurezza contro gli attacchi dei nemici, di conseguenza, per le opere di difesa e le fortezze, si preferì utilizzare la pietra. Dei tre gruppi principali di pietre che si trovano intorno a Laas – micascisti a granato nello strato inferiore, roccia calcarea in quello superiore e i depositi continentali rossi al centro – solo gli ultimi due furono utilizzati come pietra per costruzione e usi vari. E naturalmente non solo per la fortezza! Con queste pietre furono realizzati muri di case e giardini, mortai o macine e perfino proiettili per espugnare Pittersburg. Nessun utilizzo trovarono invece i micascisti, per via della loro composizione scistosa e della bassa resistenza che le caratterizza. Pittersburg fu costruita su un imponente dorso di pietra calcarea. Con ca. 245 milioni di anni di età, è la roccia più giovane che si calpesta percorrendo il sentiero geologico. La prima menzione documentale della fortezza risale all’anno 1252. Dal XVI secolo la fortezza cominciò ad andare in rovina: di essa, oggi sono rimasti i resti di una cisterna e di un mastio e la fortificazione esterna.
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8La chiesa del paese – una vera sorpresa
Nella chiesa filiale tardogotica di S. Andrea si possono ammirare opere scultoree di sorprendente qualità. La loro realizzazione fu resa possibile, da un lato, dalla disponibilità di denaro per artigiani eccellenti – Pittersburg nei pressi di Laas fu, infatti, per secoli sede di facoltosi amministratori che diedero inizio alla costruzione della chiesa; dall’altro, per le opere degli scalpellini si poté usufruire di una materia prima reperibile in loco, ovvero dell’arenaria rossa di Laas, facile da lavorare grazie alla finezza della grana. I lavori si protrassero dal 1510 al 1535 sotto la direzione di Bartlmä Firtaler. Il lavoro degli scalpellini raggiunse la sua massima espressione nel portone della sacrestia, sulla cui porta sono rimaste una serratura tardo-gotica e le bandelle. Originale è l’effetto degli omini di pietra in alto sui contrafforti della parete esterna, adornati con fioroni. Anche la pietra che circonda sia il portone ad ovest che quello a sud con la porta rivestita di ferro del tardo-gotico venne riccamente lavorata. All’interno della chiesa la volta stellata a costoloni dipinta con delicati tralci di fiori è di incantevole bellezza.